giovedì 10 marzo 2016

Sulla resilienza delle donne

In Italia vivono 644.000 donne romene e tantissime (troppe) di loro fanno fanno un lavoro inferiore alla loro educazione. Molte sono overeducated - questo è il termine tecnico in inglese. Purtroppo viviamo in un paese - l'Italia- che non sa usare a proprio vantaggio le ricche risorse umane di cui dispone. Mi riferisco anche ad altre categorie, per esempio agli stessi giovani laureati italiani, costretti a vivere con i genitori mentre cercano un lavoro, un qualsiasi lavoro.E poi, frustrati, scappano all'estero.

Aggiungiamo anche, per completare il quadro, che queste donne sono spesso sottopagate e in alcuni casi sfruttate. Tuttavia, c'è qualcosa in loro che le fa sopravvivere alla lontananza da casa, le fa reagire, le fa lottare e alla fine le fa vincere.




I psicologi chiamano questa capacità resilienza, che vuole dire anche "Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi". Oppure, nel linguaggio psicologico e sociologico, il potere di trasformare i punti deboli in punti di forza.

Proprio intorno a questo concetto ho costruito il mio intervento di sabato, 5 marzo, durante un evento dedicate alle donne, organizzato all'Accademia di Romania dall'Associazione dei Professionisti Romeni in Italia.

Andando oltre le statistiche, ho cercato di portare all'attenzione del pubblico molti casi di donne romene con la "D" maiuscola. Facendo il mio lavoro, ne ho incontrato centinaia.

Eccone alcune, che ho riproposto anche in vari slide durante il mio intervento:







Infine, ecco una rassegna degli articoli e delle reazioni sulla giornata dedicata alle donne all'Accademia:

ACCADEMIA DI ROMANIA: L’UNIVERSO FEMMINILE TRA CONTRASTI E INCONTRI




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