mercoledì 25 maggio 2022

I rifugiati di ieri. E quelli di oggi. Una “luna di miele” che presto finirà?



 Rare volte, per parlare di una questione delicata come quella i rifugiati e dei loro diritti, ci si incontra intorno a un tavolo, o in una sala, insieme: istituzioni, esponenti del mondo accademico, giornalisti, membri della società civile. 

Eppure oggi è successo. In un pomeriggio romano afoso, nell’ispirata e splendida cornice della biblioteca della Fondazione Primoli, nel palazzo con lo stesso nome al centro della capitale. 

Non è stato un pomeriggio di lavoro “istituzionale”, con toni di circostanza, abbracci formali e bilanci edulcorati. 

È stato un cambio intenso di idee, ricordi ed esperienze, un bilancio un po’ amaro, a 70 anni dalla firma della Convenzione di Ginevra che coincide con 90 giorni dall’invasione russa dell’Ucraina.

Profughi di ieri e di oggi, profughi si serie A e di serie B, due sistemi di accoglienza nazionali - la Romania e l’Italia, una cornice di diritto internazionale e un quadro europeo lasciato troppo a lungo in un cassetto. 

Gli strumenti ci sono, giuridici, internazionali. Lo stesso si può dire dei concetti, veicolati nell’ambito politico come garanzia di rispetto dei valori in cui crediamo, o pensiamo di credere e sostenere. 

Ma poi, che succede ai confini del nostro spazio di “sicurezza”? Quanto lo spirito delle convenzioni (delle nostre convinzioni, dei concetti - bandiera) è ancora vivo è pieno di contenuto concreto? 

Questo è stato il nocciolo del dibattito di oggi, che si è rivelato un mosaico di interventi lucidi e multidisciplinari che si sono completati come i tasselli di un puzzle.

Meravigliosa la sala - biblioteca della fondazione Primoli, e calorosa l’accoglienza di Mons. prof. Patrick Valdrini. Emozionante l’intervento della professoressa Daniela Dunca (Univ. di Cluj) che è “scesa” dalla cattedra per raccontare i viaggi dei suoi studenti per salvare le famiglie ucraine oltre il confine. 

La Romania, quindi, ecco un altro confine dell’Unione, paese di emigrazione, si è trovata da un giorno all’altro con un milione di profughi. Come ha reagito? Ce lo ha raccontato con cifre e statistiche Radu Badita, dell’Ambasciata di Romania in Italia, insistendo sulla grande mobilitazione della società civile, compresa la diaspora romena. 

Precisi, disincantati  e taglienti gli interventi dei professori De Nardis, Coccia (Istituto di studi San Pio V) e Petrovic  (Univ. La Sapienza) sulla Convezione di Ginevra, l’evoluzione del concetto di profugo, il sistema di accoglienza in Italia, i paradossi e le debolezze delle strategie finora attuate. 

Antonio Ricci ha portato la luce dei riflettori sui numeri della crisi ucraina in corso e la differenza di trattamento tra i rifugiati di prima e quelli di oggi. 

Uno sguardo obiettivo (insieme a un’analisi completata di esempi concreti) è stato portato nel dibattito con l’intervento di Eleonora Camilli, giornalista di Redattore Sociale, da più di 10 anni osservatrice in prima linea delle drammatiche ondate di profughi. “Mai incontrata l’accoglienza calda e umana che ho visto in Romania”.

Ma quanto durerà questo risveglio di umanità? Sarà, come accennato da prof. Petrovic, una “luna di miele” temporanea? 

Viviamo in un mondo dove c’è un distacco tra le norme, le leggi decise dall’alto e quelle del buon senso, che rappresentano l’essenza della nostra umanità? Siamo, in parte, seguendo la metafora della professoressa Dunca, Antigoni moderne, pronte a metterci contro e disobbedire alle leggi della Città per non tradire la propria coscienza? 

Le risposte ci riguardano da vicino. E noi siamo parte della risposta.


Grazie per le foto alla collega Eleonora de Nardis. 









Nessun commento:

Posta un commento