venerdì 3 febbraio 2023

"In Romania c'è molta più cultura che in Italia" - Cristina Stănescu, giornalista e scrittrice, racconta il suo romanzo "La linea della vita"


Cristina Stanescu
, giornalista e scrittrice di origine romena, ha pubblicato nel 2022 il romanzo "La linea della vita" (SEM Editore). A luglio ho realizzato una bellissima intervista con l'autrice, la prima per la stampa romena, pubblicata dalla testata Rotalianul. 

Tra pochi giorni, il 9 febbraio 2023, dalle 18, Cristina Stanescu incontrerà i lettori durante un evento organizzato dall'Ambasciata di Romania a Roma e avrò il piacere di moderare l'incontro. In vista della serata, pubblico qui la versione italiana dell'intervista uscita su Rotalianul. 

LA STORIA Romania, 1926. Nina, la protagonista di questa saga familiare, è una ragazza bella e dallo spirito combattivo, figlia del prefetto della Bessarabia. Nel giorno del suo sedicesimo compleanno incontra un'indovina che le preannuncia una vita lunga e difficile. La giovane non crede alla profezia, ma la veggente avrà ragione, l'esistenza di Nina e dei suoi fratelli seguirà le sorti di una nazione dilaniata dal violento nazionalismo dell'estrema destra, quindi da Hitler, per poi finire nella morsa dell'occupazione russa. 

Sotto la dittatura comunista cambia tutto e non resterà nulla della grande famiglia in cui la giovane è cresciuta, dei balli alla corte del re Ferdinando Hohenzollern Sigmaringen, dei vivaci festini universitari a Bucarest. L'ombra della profezia non risparmierà nemmeno il suo matrimonio, dettato da un amore travolgente per cui la donna sfiderà le convenzioni sociali e che le regalerà anni di intensa felicità tra le montagne della Transilvania. 

Nina ingaggerà una lotta senza tregua contro il destino, che di volta in volta vestirà la divisa delle truppe ungheresi, degli ufficiali russi o della polizia politica. Con la sola forza dell'amore per i figli, si giocherà il tutto per tutto al tavolo di una vita che le riserverà molte sorprese. Cristina Stanescu racconta la storia di una donna coraggiosa in pagine di grande intensità narrativa, abbinate a una dettagliata ricostruzione storica. Un romanzo di passioni sullo sfondo di un secolo di profondi e laceranti cambiamenti.

"Cristina Stanescu ci ricorda che la vita è difficile da iniziare e l'amore non è un atto di volontà."
CORRIERE DELLA SERA
"Cristina Stanescu mescola sapientemente gioie e dolori, passioni e disillusioni."
REPUBBLICA

Miruna Cajvaneanu - Si ricorda esattamente come, in che momento è nata l’idea di scrivere questo libro? E’ maturata nel tempo o è stato un pensiero fulmineo?

Cristina Stanescu: L'idea del libro è maturata nel tempo. Prima volevo solo ricostruire l'albero genealogico della mia famiglia. Poi, parlando con il mio editore della storia che era emersa dai documenti di mia nonna è venuta fuori l'idea di un libro. Ci ho messo un po' a decidere. Non mi sentivo all'inizio in grado di affrontare un lavoro così complesso su una materia così impegnativa.

 Lei ha raccontato che ha trovato la scatola con delle lettere cartoline e oggetti di sua nonna. Ci può dare più dettagli, che tipo di materiale era?

Cristina Stanescu: La scatola raccoglieva tutti i ricordi di mia nonna, un mondo intero vasto e per me molto commovente. Si andava dal libretto universitario di mio padre a Brasov, al documento con cui Re Carol conferiva a mio nonno il titolo di "Cavaliere" del regno fino al suo ritratto a matita durante la missione a Yalta, nell'avanzata verso la Russia. C'era il giornale del 44 in cui si raccontava nel dettaglio la missione di mio nonno alla conquista dell'Ungheria, c'era il permesso di viaggio verso l'italia, il documento di rifugiato politico di mio padre, le lettere di mia nonna alle amiche e ai parenti lasciati in Romania. Le cartoline, gli album fotografici del matrimonio, di lei da bambina, dei miei bisnonni. La croce di Minhai Viteazul che mio nonno ha ricevuto post mortem, la massima onorificenza rumena. C'erano le mie letterine a Babbo Natale, i programmi dei miei saggi di danza. C'era tutta la sua vita insomma.

Tra tutte i documenti nella scatola, quale le è più caro?

Cristina Stanescu: Forse il documento più caro è una foto che ritrae mia nonna con mio nonno e mio zio, il fratello maggiore di mio padre, ancora piccolo. Erano giovani belli e sorridenti. Sembravano molto felici. E poi la foto del funerale di mio nonno in cui mio padre aveva solo 6 anni, i capelli biondi e cortissimi e i grandi occhi azzurri spalancati, come di vetro. Sembrava un pulcino spaventato.

Cosa sapeva prima della sua nonna, del passato del suo paese? L’ha conosciuta? Quanto assomiglia al personaggio principale, Nina?

Cristina Stanescu: Mia nonna Sylvia è morta che avevo 22 anni. La conoscevo benissimo. Da lei andavo da bambina quando la notte non riuscivo a dormire ed era l'unica ad abbracciarmi e consolarmi. Da lei quando, da ragazzina, avevo le prime sofferenze d'amore. Era durissima e al tempo stesso dolcissima. L'ho vista piangere tante volte ma anche far piangere. 

Era una donna sopra le righe, esagerata in tutto. Non aveva paura di niente. E Tutti avevano paura di lei. Eppure mio padre mi diceva che a me voleva più bene di tutti perché sono una persona di cuore. Credo che lei amasse le persone di cuore. 

Mia nonna assomiglia molto a Nina. Entrambe condividevano quel senso fatalista della vita dove la fortuna decide tutto, ma questo non esonera dal dovere di combattere ogni giorno. E poi anche l'ironia e il sorriso davanti a una piccola cosa pur nel mezzo della tragedia.

Come ha continuato a documentarsi? Che fonti ha usato? Quanto è durato il lavoro di documentazione?

Cristina Stanescu: Per documentarmi, oltre a scavare nella storia familiare e della società attraverso i documenti e le lettere che ho fatto tradurre, ho letto numerose opere romene ambientate tra il 1920 e il 1950. Ho studiato la storia del paese e sono stata affiancata da un professore di Storia di Bucarest, il professor Adrian Niculescu che già era stato il mio docente a Milano, all'università Cattolica. Ho lavorato vari mesi prima di scrivere le prime pagine e man mano che procedevo con la storia mi fermavo a ogni decennio per aggiornare tutto.

Come ha conosciuto poi la Romania?

Cristina Stanescu: Ho recuperato la parte romena della famiglia quando mio padre è tornato nel suo paese d'origine. Ho conosciuto cugini e parenti. E anche un po' il paese. Prima avevo cercato di recuperare la mia romenità attraverso un corso di lingua in università e praticamente obbligando mio padre a portarmi prima della rivoluzione.

E’ mai stata in Romania? Qual è il suo posto preferito o dove vorrebbe andare?

Cristina Stanescu: Sono stata in Romania varie volte. La prima volta nell'ottobre del 1989. Poi dieci anni fa, quando mio padre si è ammalato. Vorrei visitarla tutta la Romania. Soprattutto le zone più selvagge, le montagne, il delta. Ho scoperto di quell'isola, Ada Kaleh, chissà quanti rumeni ne conoscono l'esistenza? Che storia meravigliosa quella.

Il personaggio e la sua evoluzione, segnata da fatti storici drammatici, ricorda un po’ Rosella O’Hara e “Via col Vento”. Cosa ne pensa, è un paragone che si può fare? In cosa sono diverse Rosella e Nina?

Cristina Stanescu: Rossella e Nina, che bel paragone. Sei la prima a chiedermelo eppure è molto centrato. Via col vento è il mio romanzo preferito e proprio in questi mesi sono riuscita a far restaurare il vecchio libro del 43 di mia mamma. Strana coincidenza. Sono simili ma Nina riesce a non farsi rovinare la vita da un'ideale. Non ci sono Ashley nella sua vita. Solo molta realtà, nel bene e nel male. O forse Nina è stata più fortunata perché il suo Ashley lo ha avuto, seppur combattendo, subito. E non era un Ashley, ma un Rett più virtuoso. Diciamo che Nina si è subito innamorata di Rett e non ha aspettato di vederlo andare via per capire che era lui che voleva. Per il resto anche lei non ha avuto paura di rimboccarsi le maniche e mentire, tradire, fare di tutto per salvare il salvabile.

Qual è stata la parte più difficile dello scrivere il libro? Cosa ha imparato della Romania che non conosceva?

Cristina Stanescu: La parte più difficile è stata descrivere i fatti veri, in alcune situazioni piangevo scrivendo. Ma non posso dire cosa se no anticipo la storia. Questo lavoro mi ha fatto scoprire un mondo meraviglioso e terribile. Tutto quello che ho scoperto è stato importante. E sono felice di averlo messo nero su bianco. Sapevo in linea di massima dei fatti del regime comunista, non conoscevo bene la Romania di prima, quella dei racconti di mia nonna, di quando lei, fanciulla, prendeva in mano un lembo di vestito di seta e ballava il valzer. 

Che parole sa in romeno? Qualche proverbio, filastrocca?

Cristina Stanescu: Capisco in linea di massima il romeno perché nei primi anni di vita mia nonna viveva con noi e lei e mio padre parlavano in rumeno.  L'ho tirato fuori quando mio padre si è ammalato in Romania e io dovevo parlare con la gente, i medici. Da un cassetto remoto nella mia testa la lingua era là, e poco a poco la tiravo fuori. Parlo molto male ma mi faccio capire. E Poi si, le canzoncine di Natale, qualche proverbio: capu face, capu trage diceva sempre mia nonna!

Lei ha il cognome romeno, Stanescu. Ha mai avuto difficoltà o ostacoli quando ha detto che il cognome è romeno, nella vita professionale o personale? C’è stato un periodo, circa 15 anni fa, quando i romeni erano al centro di una tempesta mediatica, alimentata da alcuni giornali e alcuni politici. Che ne pensava in quel momento, quando leggeva titoli di cronaca nera con protagonisti cittadini romeni, sottoposti a un processo mediatico ancora prima di arrivare in tribunale?

Cristina Stanescu: Il mio cognome da ragazzina era motivo di curiosità. Poi quando è arrivata l'ondata di reati da parte di persone di origine romena o da parte di rom per fortuna ero già una firma del giornalismo e non ho avuto alcun problema. Anzi, ho scoperto di recente con piacere di essere stata anche motivo di vanto per molti romeni che si sono sentiti additati a causa dei fatti di cronaca. Oggi ci rido, faccio dell'autoironia per prendere in giro i tanti odiosi clichès. 

Dico: attenti a presentarmi vostro marito, eh le ragazze dell'Est son facili!! Ma poi spiego che a Brasov in conservatorio alla sera i bambini di 5 anni sono in braccio alle mamme ad ascoltare musica classica,  a Milano sono davanti alla play station. Spiego che in Romania c'è molta più cultura che in Italia.

In realtà sono sempre stata orgogliosa del mio strano cognome. Oggi ancora di più. Sono l'ultima della famiglia che lo porterà e tra il lavoro di giornalista e questo libro mi pare di aver fatto il mio dovere nel rendergli onore e soprattutto nel tramandare qualcosa di prezioso che gli italiani non conoscono.

Pensa che quel periodo di “romenofobia” sia superato?

Cristina Stanescu: Con la guerra in Ucraina e il grande cuore mostrato dai romeni nell'accogliere i profughi spero sia finita per sempre la stigmatizzazione dei romeni.

Come è stato accolto il libro? Quale è stata la più grande soddisfazione legata al libro?

Cristina Stanescu: Il libro è stato al momento accolto con grande interesse. Spero anche che un editore romeno voglia tradurlo e pubblicarlo. Sarebbe per me un grande orgoglio presentarlo in Romania e portare i miei 2 figli a conoscere il paese del nonno. L'ho dedicato a loro perché volevo che conoscessero la loro storia e la loro romenità, che è una ricchezza enorme.

La mia più grande soddisfazione è stata sentire una parente 90 enne che oggi vive a Londra e che senza dirmi niente l'ha letto e mi ha chiamato dicendomi che i miei genitori sarebbero stati orgogliosi di me. Così ho festeggiato comprando una lapide nuova a mia nonna. La foto la ritrae a 16 anni, quando era una bellissima ragazzina che un giorno incontrò una zingara che le predisse una vita incredibile...eppure.



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