venerdì 19 novembre 2021

A cosa servono le Rivoluzioni? “Ottantanove” - Frosini/Timpano


 A cosa servono le rivoluzioni? Se tutto torna poi, a come era prima? 

Ieri grande successo per “Ottantanove” della compagnia Frosini Timpano all’India di Roma. Una sala piena, gente entusiasta di essere di nuovo a teatro. Sorrisi dietro le mascherine. Green pass e fila, cellulari pronti alla mano per controlli e poi un altro controllo, ma va tutto bene, è la nuova normalità se conservi la sciarpa rossa, o quel capello chic da intellettuale e attivista. 

Se di solito non si fa spoiler della fine di uno spettacolo, io questa volta non vorrei fare lo spoiler del suo inizio. Perché funziona davvero, quell’inizio. Sveglia, mettiti a pensare.   Rivoluzione. 

Invasioni, dibattiti sull’identità di genere, conflitti poi i complotti, invisibili, incompleti? 

Il fil rouge della rivoluzione si intreccia con quello della storia francese e del teatro, un continuo paragone tra noi (italiani, popolo di artisti e sognatori) e loro (francesi, popolo di rivoluzionari, autori di magnifiche prese, come quella della Bastiglia ma anche nel senso più ampio, concreto o metaforico della parola). 

La storia -così come la conosciamo - è frutto di racconti (dei vinti? Non è un cliché già superato?) ma anche di interpretazioni, come quella dei fumetti che possono plasmare la mente di un bambino di 8 anni che riceve il primo libro da suo padre, in regalo. Un ricordo nitido e dettagliato come il prezzo di 18.000 lire. 

La storia, di nuovo, diventa così un distillato di ricordi e personaggi eroici, di date precise, con contorni che cambiano in base alla fantasia o alla necessità di questo o quest’altro regime. Un teatro in teatro, confezionato in una sala reale dove sono appese le teste mozzate che colano sangue. Vive la France! Vive la Révolution! 

Una rivoluzione che vuole rovesciare tutto, ricreare tutto, usando il metro della ragione (e seguendo i propri interessi). Bellissima la descrizione della nuova divisione del tempo decisa dal regime rivoluzionario. Ora ci sembra una barzelletta ma fa venire i brividi come tutte le regole imposte dai regimi arrivati al potere dopo sanguinose rivolte. 

I giacobini e Marat, il nuovo martire di cui il nuovo potere ha bisogno: dopo quanto tempo il loro ricordo sparisce, quanto dura il culto del nuovo regime, cosa sopravviverà? Le idee, gli ideali, i ricordi sanguinari, i discorsi o le barzellette? 

E’ il teatro? Quanto rivoluzionario può essere e ha una data di scadenza? Un decennio, un secolo? Fa venire più brividi uscire da una sala di spettacolo con delle domande esistenziali o scendere in piazza perché la sola parola “rivoluzione” e “libertà” ci eccitano? 

Libertà? Da cosa, per fare cosa? Per diritti ovviamente. Ma poi per quali diritti? Quelli da ottenere rispettando “l’ordine pubblico” e la legge. 

(Poi c’è la libertà di andare a teatro, magari dopo un aperitivo preso avvolto in quella sciarpa rossa e con la foto profilo del Che Guevara sui social).

Le parole sì, quelle rimangono e circolano, come ci ha fatto capire in maniera straordinaria Elvira un quel monologo in francese (no, è italiano!) 

Poco poco, piano piano, passo a passo. 

È anche questa una modalità di fare la rivoluzione o le rivoluzioni. Con le parole? Con i simboli? Con gli eroi? 

Ogni generazione ha la rivoluzione che si merita e che si cerca! Quanto è chic, vero, Greta con la sua sciarpa e il suo how dare you, Marat, chi? Red revolution, Green revolution scegliete il colore. 

Io non sono una rivoluzionaria, non mi fido dei “rivoluzionari eroi”, di gesti plateali, di “rovesciamo tutto”. È il terreno fertile per far diventare una società un immenso palcoscenico, dove si muore per davvero. Ma non mi fido nemmeno di chi alza il braccio con nostalgiche idee nere, rosse, bianco gialle. 

Mi fido delle domande e delle risate sincere. E di chi le sa provocare. E loro sanno provocarle.

E uscendo dall’India, una domanda si è fatta sentire ad alta voce tra gli spettatori che commentavano: “Come cazzo hanno fatto a ricordasse tutte quelle date e nomi?” 

👏

Elvio Frosini 

Daniele Timpano 

Marco Cavalcovi

Foto: Cosimo Trimboli 

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