giovedì 21 aprile 2016

Un viaggio alla scoperta dell’io plasmato dalla città

Oggi è il Natale di Roma e voglio ricordare l'affetto che ho per la città che mi ha adottata 17 anni fa, riproponendo un racconto che scrissi nel 2006 e con il quale partecipai al concorso letterario "Io e Roma", organizzato dal Comune. Ho avuto l'onore di ricevere il terzo premio, con questa motivazione: 



"Il terzo posto è andato alla romena Miruna Cajvaneanu e il suo “Un viaggio alla scoperta dell’io plasmato dalla città”. Le motivazioni del premio sono state le immagini coinvolgenti e poetiche raccontate in un’opera profonda." - Concorso letterario "Io e Roma" La Repubblica

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Il mese d'ottobre a Roma mi è il più caro periodo dell'anno, ma me ne rendo conto solo quando arriva. Le giornate d'ottobre hanno sempre coronato di mistero la vecchia capitale. Mi ricordo con precisione scolaresca, di aver letto più volte, del fascino delle “Ottobrate”.

Una passeggiata sul Lungotevere, strisciando con i piedi sul tappeto incredibile di gialle foglie, diventa per me una sorta di viaggio iniziatico, una preparazione per abbandonare 1'intelletto e lasciarmi andare, sotto la forza delle emozioni istintive. Il fruscio delle foglie, l'ubriachezza di quel colore giallo oro.

Le foglie sembrano riflettere, come dei piccoli specchi, la luce e il calore del sole. Un sole amico, non violento, ma materno... come solo nelle incredibili giornate d'ottobre accade a Roma. Le sensazioni sono quasi voluttuose.

Passano gli anni ma il ricordo rimane nitido. più dei visi amati, e delle pene d'amore. La prima passeggiata romana, a poche ore dal mio arrivo. in quel giorno d'inizio ottobre. Un caldo e voluttuoso piacere.

Tante volte lungo questi anni mi bastava strusciare le foglie autunnali lungo qualsiasi strada per ricordarmi quel momento magico del Lungotevere di tanti anni fa, vicino all'Isola Tiberina. lungo il potente muro che proteggeva il fiume.

E’ la mia ricorrenza personale, e la festeggio dentro di me come il ricordo di un incontro antico e immemorabile con una divinità. Ogni immagine, ogni profumo ed ogni suono delle foglie autunnali fanno parte di questo rituale segreto, la mia festa che ha sempre una nota di melanconica tristezza. L'autunno romano mi sconvolge e mi trascina ogni volta con la stessa forza: e io vivo la mia vita come una giornata d'autunno piena di sole: il sole splende, ma la luce e il calore mutano insieme ai pensieri e alle circostanze. Come se, facendo una lunga passeggiata, all'ombra senti il freddo, ma se cambi il lato della strada ti sciogli sotto il calore piacevolissimo dei raggi.

Ingannevoli gabbiani ruotano intorno al monumento di Piazza Venezia. Ti guardi sempre intorno cercando in lontananza una spiaggia nascosta. Può darsi siano attratti dal bianco imponente, come quello di un tempio costruito sulla spiaggia, dello stesso colore della sabbia? Forse troppo imponente? Il grido dei gabbiani sembra rendere l' aria romana più umida e salata, quasi ad indurre il passante a pensare ai lunghi orizzonti marini.

Roma di sicuro è nata sotto un segno d'acqua: amata dai gabbiani, spruzzata dalle decine di fontane, attraversata dal tranquillo e amato Tevere. Lunghe giornate di pioggia battente ti fanno pensare ogni tanto di vivere in un Regno acquatico tratto da un romanzo di fantascienza. Io e Roma: come due personaggi di un romanzo senza una fine prevedibile: l'eterna protagonista diventa per me il personaggio secondario, specchio e portatore, involucro delle mie sensazioni, e allo stesso tempo palcoscenico.

Ed io, che tante volte mi sento irrecuperabilmente sola ed insignificante, divento protagonista. Protagonista nei miei pensieri, come le tante volte che vado a spendere qualche ora nella bellissima biblioteca di storia, nel palazzo di Via Caetani... mi è capitato di fermarmi per minuti interi a guardare le decorazioni antiche sui muri, di salire piano le scale. immaginando di fare la stessa ...fatica di qualche nobile di secoli fa.

Mi siedo sulla banchina del Lungotevere: gente che passa e pensa a se stessa. Ognuno vede quello che gli piace, e i romani sembrano distratti di fronte all'antica Signora, ignorandola e pensando ai propri affari da sbrigare. I ricchi delle periferie rare volte arrivano al centro... almeno di giorno. La routine registra lunghe file di sagome sulle affollate vie storiche, con gli occhi incollati a delle improbabili vetrine...senza sapere il mondo nascosto a due passi dalle rotte turistiche, l'universo delle piccole stradine labirintiche con palazzi dalle facciate grigie e umide, con i piedi che sentono il terreno cambiare, ...i sampietrini.

Bassezze edili, luci sottili, uniformità umane e continua ricerca di personaggi che ti possano accompagnare nel tuo sogno, il sangue coperto delle antiche arene, il fasto singolare e sempre più silenzioso delle cattedrali. Pensieri portati dal vento come delle foglie autunnali. "Siamo entrati in un mondo di rituali che ci condizionano la vita" pensò, in un momento d'eterea chiaroveggenza. Tristi e solitari rituali cittadini, per quanto mi concerne, nei limiti concessi da una sempre sospettosa società che mi accoglie con riserva.

Sorrido come se avessi fatto una scoperta importante. "La mia vita è condizionata da questi piccoli rituali che mi rendono felice. ma solo momentaneamente. Chi sono e dove vado è deciso da abitudini, più delle volte abitudini che detesto. SONO DIVENTATA UNA PRIGIONERA".

A due passi dall'Isola, mio sguardo fissa di nuovo l'antica chiesetta di S. Crisostomo. Mi ricorda, per quelli piccoli dettagli, le chiese ortodosse. Quante volte l'avrei guardata, in questi anni, e mi è sempre apparsa come avvolta nel mistero, sempre con i cancelli chiusi. Più volte, da quando vivo a Roma, avevo pensato alla città come un centro della cristianità. La Roma cristiana è separata dalla parte imperiale, e dalla parte romantica. Come se fossero tre regni che si tengono a debita distanza, ognuno con la sua giurisdizione. Tre periodi che mi ricordano stranamente la mia esistenza: le storie d'amore passionali e fugaci, la gloria, il misticismo.

Il ponte di fronte all'Isola Tiberina è lo sfondo per le mie grandi emozioni. Il ponte nella mia vita. fra il vecchio e il nuovo. Eppure vado e vengo sulle due sponde. Difficile separarsi dal passato ed accettare il presente. Tanti rimpianti. Lacrime portate verso il mare dalle onde. Qui, pensavo sul ponte, la perdita dell'identità parte dal nome.

Posso affermare che Roma mi ha rapita, nel vero senso della parola. Non avevo previsto né immaginato che la mia vita sarebbe scorsa per tanto tempo nelle vene di questa città. Anno dopo anno, senza avere la certezza che sarebbe seguito un altro.

Io vivo Roma. ma a modo mio. Prendendo quello che mi piace e che gli altri lasciano da parte: la vivo da estraneo e da figlio rinnegato. Perché parte di questa famiglia non mi sono mai sentita. La mia famiglia...il profumo delle feste e l’entusiasmo di quelli che mi circondano. la folla al supermercato, mi fanno brutalmente a pensare ai miei cari...persi mentre io stavo lontano, e li accompagnavo solo con i pensieri e con le lacrime. Genitori che invecchiano guardandomi nelle foto di circostanza, pensieri di giorni interi inchiodati in pochi minuti al telefono. Forse sono fra i pochi stranieri, che pur avendo la nostalgia di casa, non vorrebbero mai ritornare a vivere nel loro paese.

Tagliato il passato, difficile il presente, incerto il futuro. Ma l’incertezza per me è fonte di novità, è un cauto ottimismo, è uno stimolo per guardarmi intorno e apprezzare quello che ho già. "Sii felice qua, mi diceva una cara persona, guarda alla storia che ti trovi intorno...chi non sarebbe felice a vivere questa città. Trova i tuoi luoghi, i tuoi punti di riferimento e diventa cosciente di quello che vivi”. Speranze, delusioni, e di nuovo speranze. Solitudine, ricordi e momenti di gioia.

Il mio respiro scandisce il tempo nella Città Eterna. E in questo momento sento che. facendo mio il ricordo, una parte di Roma è mia e vivrà per sempre in me.

mercoledì 6 aprile 2016

Racconti di vita / Presentazione del volume "Oltre il libro, un orto, un giardino" a Roma

Per quasi un anno, tra il 2014 e maggio 2015, ho seguito un bellissimo corso di autobiografia, intitolato “Oltre il libro, un giardino”.

In seguito a questa esperienza è nato il libro “Oltre il libro, un orto, un giardino” , che contiene alcuni dei nostri racconti e verrà presentato:

il 13 aprile alle 16:30 a Roma, presso la Biblioteca Vaccheria Nardi in Via Grotta di Gregna 37 - Metro B SM Soccorso. 

....Mi sono avvicinata al mondo della “cultura della memoria” grazie a una cara amica insegnante, Paola Turroni, che mi ha presentato al ideatore del corso, Giovanni d’Alfonso.

 Nel lavoro di giornalista, che faccio con passione da 15 anni, mi piace seguire una linea anglo-sassone, quella di esporre soprattutto i fatti, nella maniera più obiettiva possibile. Dopo anni, mi sono resa conto che, seguendo questo obiettivo, riuscivo difficilmente a esprimere i miei sentimenti e a raccontare il mio vissuto.

Ecco perché, quando ho saputo, del corso di autobiografia, mi sono detta: “E’ quello che fa per me!”. Insieme ad altre compagne di viaggio, abbiamo percorso, a Roma, il cammino a volte tortuoso, ma affascinante, dentro i nostri mondi interiori, seguendo i metodi della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari.

Questo è stato il mio approccio all'autobiografia. Alla fine del percorso, ci sono stati momenti di bilancio. Riprendo qui sotto alcuni dei miei pensieri, in cui provavo di riassumere l’esperienza appena finita:

Cosa lascio e cosa prendo con me di questo viaggio…il mio non sarebbe che un bilancio provvisorio, perché il vero bilancio di quest’avventura potrà essere fatto quando tutti i semi che sono stati attentamente interrati diventeranno piccole piante piene di vita.

 Partecipare al laboratorio è stato come entrare in un gioco di cui regole venivano svelate poco a poco. A ogni tappa riuscivo a comprendere meglio esperienze passate, riportando alla luce momenti sepolti e spesso dimenticati. Sono riuscita piano piano a lasciare da parte un po’ del mio senso di autoreferenzialità, ma anche sbarazzarmi di un po’ delle mie ansie.

Cosa prendo con me? Ebbene non mi sento di partire, quindi i miei bagagli con “cose da portar via” non sono ancora pronti. Per alcuni versi, il viaggio vero e proprio deve ancora iniziare. Prendo con me la cassaforte con i 20 biglietti da riempire con i capitoli della mia vita, i film da vedere, gli specchi con cui guardare indietro al mio passato e spero di portarmi anche degli amici e compagni con cui continuare la condivisione di una parte di noi.

Nella tradizione popolare romena ci sono delle fiabe che raccontano viaggi di principi ai confini del mondo. Prima di partire, un personaggio misterioso, tante volte sotto le sembianze di un mago o di una vecchietta povera, da’ al principe degli oggetti apparentemente senza senso, come un fazzoletto o un anello. Durante il viaggio, quelli oggetti salveranno il protagonista o lo informeranno sulla sorte dei suoi cari lasciati dietro.

 Io porto con me tutti questi oggetti misteriosi con la certezza che mi saranno di aiuto e di conforto.

Associazione Spazio Tempo per la Solidarietà ,
Oltre il libro. Un orto , un giardino ,
ed. Equinozi, 2016 pag. 190- € 15,00)
Chi fosse interessato all'acquisto del volume "Otre il libro. Un orto, un giardino" dovrebbe effettuare un bonifico di euro 16.20 (spese di spedizione comprese)
sul c/c bancario dell’Associazione Spazio Tempo per la Solidarietà, specificando il proprio indirizzo.
ISTITUTO Banca Popolare Etica
AGENZIA di Roma Via Parigi n° 17
CODICE IBAN: IT92 U050 1803 2000 0000 0109 307


lunedì 14 marzo 2016

"24 su 24 - Storie di donne che curano" su Colors Radio

Lunedì 7 marzo 2016 ho avuto il piacere di essere ospite nella trasmissione "Romani in lume" su Colors Radio. 

I conduttori, Mihaela Giurgea e Giancarlo Germani hanno parlato del documentario che ho realizzato nel 2014 dedicato alle assistenti familiare romene che lavorano in Italia, "24 su 24 Storie di donne che curano".

In Italia lavorano più di un milione e mezzo di assistente familiare, colf e baby sitter e terzo vengono dalla Romania. Ho raccontato come è nata l'idea di realizzare una serie di interviste sulle "badanti", partendo dalla curiosità di capire il mondo visto dal loro punto di vista. Intorno alle storie di cinque donne è stato costruito il progetto video che ha partecipato al concorso "L'anello debole", organizzato nel 2014 dal Redattore Sociale.

La puntata e il mio intervento possono essere ascoltati in podcast QUI.

Ed ecco il documentario "23 su 24", realizzato insieme a Karim Metref (montaggio):


giovedì 10 marzo 2016

Sulla resilienza delle donne

In Italia vivono 644.000 donne romene e tantissime (troppe) di loro fanno fanno un lavoro inferiore alla loro educazione. Molte sono overeducated - questo è il termine tecnico in inglese. Purtroppo viviamo in un paese - l'Italia- che non sa usare a proprio vantaggio le ricche risorse umane di cui dispone. Mi riferisco anche ad altre categorie, per esempio agli stessi giovani laureati italiani, costretti a vivere con i genitori mentre cercano un lavoro, un qualsiasi lavoro.E poi, frustrati, scappano all'estero.

Aggiungiamo anche, per completare il quadro, che queste donne sono spesso sottopagate e in alcuni casi sfruttate. Tuttavia, c'è qualcosa in loro che le fa sopravvivere alla lontananza da casa, le fa reagire, le fa lottare e alla fine le fa vincere.

Per iniziare

La vita è una corsa e non troviamo quasi mai il tempo di fermarci per guardare intorno a noi. Per respirare ammirando un albero, per chiudere gli occhi e ricordare il gusto del thè sorseggiato acolazione quando avevi dieci anni; o il profumo dei fiori nel giardino della nonna.

Non solo. La corsa quotidiana ci impedisce di tenere il passo con i ricordi più vicini. Quando ieri diventa l'altro ieri e oggi diventa ieri.

Così, anche per non dimenticare, un po' per scherzo e un po' perché volevo aprire dei cassetti virtuali di memorie e appunti, è nato questo blog.