venerdì 10 febbraio 2023

"Dincolo de Dracula și Ceaușescu, să descoperim România culturală"


 Aseară am avut plăcerea să moderez o întâlnire cu scriitoarea și jurnalista italo-română Cristina Stănescu, cu ocazia prezentării ultimului său roman, “Linia vieții” (La linea della vita) - SEM Società Editrice Milanese.

Întâlnirea cu publicul a avut loc la Ambasada României în Italia / Ambasciata di Romania in Italia în cadrul “Serilor acasă ale Ambasadei”, un format excelent de promovare interactivă a culturii românești și nu numai, în capitala Italiei.

Cristina Stănescu, autoarea cărții "Linia vieții"

A fost o seară intensă, am vorbit despre poveștile care sunt împletite în carte și dincolo de ea: cea a personajului principal, Nina, inspirat după bunica autoarei, cea a României pe parcursul a 40 de ani, cea a autoarei și a redescoperirii rădăcinilor sale românești.
Cristina Stănescu a povestit amintirile dragi ale copilăriei petrecute lângă bunica ei, venită în Italia în anii ’60: culori și parfumuri, tradiții și obiceiuri străvechi, de la detaliile unui mărțisor primit prin poștă “par avion”, la luminița candelei mereu aprinse la o icoană în casă, până la gustul de neuitat al salatei de vinete cu ceapă!



Apoi, prima călătorie în România, “când abia am terminat liceul și tata nu mai putea să se opună dorinței mele de a vizita țara”, cu câteva luni înainte de căderea comunismului. O tânără plină de viață și entuziasm, crescută în însorita Italie, fără griji, care descoperă lumea de dincolo de cortină, și care, dintr-o dată înțelege că viața urmează un alt ritm, unde a vorbi liber, înseamnă a risca.
Acea tânără a crescut, la fel cu dorința ei de a-și redescoperi originea. A studiat filozofia la una din cele mai prestigioase universități, a devenit un jurnalist apreciat, o mamă, o scriitoare. Numele de familie, “Stanescu”, de care a fost mereu mândră, a fost obiect de curiozitate si întrebări.
Mai ales ulterior, când românii din Italia, deveniți cea mai numeroasa comunitate, au început sa fie stigmatizați, iar Cristina le spunea colegilor că adevărul e dincolo de stereotipuri, dincolo de etichete, “dincolo de Dracula și Ceaușescu”.
Am vorbit și despre limba română, despre tinerii din a treia generație care de multe ori sunt dornici să învețe limba română și să cunoască lumea bunicilor lor. O bogăție și o valoare care trebuie aduse la lumină și îmbrățișate. Parte din identitatea fiecăruia.
La sfârșit, am intrebat-o pe Cristina Stanescu cum ar promova ea România. “Prin redescoperirea culturii și istoriei! Bucureștiul era Micul Paris, era un univers plin de efervescență culturală cum rar întâlnești. Un mediu intelectual de excepție. Am văzut la concerte de muzică clasică, în România, părinți cu copii în brațe!Apoi, prin redescoperirea istoriei și a unor tradiții vii, uitate. România nu e în alb negru, e un tablou colorat și plin de viață”, a adăugat, citând o conversație cu Violeta Popescu, prietenă dragă, mereu prezentă în viața culturală a comunității noastre.
Mulțumesc pentru fotografii @Ambasada României in Italia.



sabato 4 febbraio 2023

Una ricchezza da scoprire: la propria identità - Il mio intervento al Convegno "I romeni in Italia tra vecchi stereotipi e nuovi orizzonti", Campidoglio 23 gennaio 2023


Il 23 gennaio si è svolto in Campidoglio, nella Sala della Protomoteca, in presenza di oltre 250 ospiti, il convegno dedicato ai 30 anni di immigrazione romena in Italia, intitolato "I romeni in Italia tra vecchi stereotipi e nuovi orizzonti", organizzato e promosso dall’Ambasciata di Romania in collaborazione con il Centro Studi e Ricerche Idos e l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”. Le istituzioni italiane e romene sono state rappresentate, rispettivamente, da Gabriela Dancău, ambasciatrice della Romania in Italia e dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. 

Presenti all'evento anche parlamentari romeni, rappresentanti di ministeri italiani, personalità culturali della comunità, esponenti del mondo associativo romeno, consiglieri romeni eletti in Italia. 

Insieme a S. E. Gabriela Dancau, Ambasciatore della Romania in Italia, ai coordinatori Benedetto Coccia (Istituto di Studi Politici San Pio V), Antonio Ricci (Istituto di ricerche IDOS), Dr. Anda Naciu, medico endocrinologo (Università Campus Bio Medico Roma), Loredana Teodorescu (Presidente WIIS Italia) e Andreea Stefanescu, ginnasta, campionessa mondiale ed europea.
Foto @Ambasciata di Romania in Italia 

Il cuore del Convegno è stato la presentazione del nostro volume “Radici a metà – 30 anni di immigrazione romena in Italia”

Nel mio intervento, ho presentato i capitoli di cui mi sono occupata nella ricerca, nei quali vengono esaminati due aspetti importanti della presenza pluridecennale dei romeni in Italia: la dimensione spirituale e la dimensione della partecipazione sociale e politica. 

Negli ultimi anni e in maniera sempre più accentuata, l'Italia si è rivelata un terreno fertile per i romeni, che hanno trovato qui uno spazio di ecumenismo e di accoglienza. La Romania, che è stata anche il primo paese ortodosso visitato da un Papa - ricordiamo la visita storica di Papa Giovanni Paolo II nel 1999, è stato anche il paese che ha accolto recentemente con la stessa emozione e gioia la visita di Papa Francesco, nel 2019. I fedeli ortodossi, che costituiscono la maggioranza della comunità romena in Italia, pregano in oltre 450 luoghi di culto, la maggioranza dei quali concessi proprio all'uso dal Vaticano. Così, i fedeli ortodossi trovano accoglienza e spazio per preghiera nelle bellissime chiese cattoliche. Accanto agli ortodossi, ci sono le comunità romene greco cattoliche, oltre 30 in tutt'Italia, e 25 di rito latino e romeni di altre confessioni. Frequenti e abituali sono gli incontri interconfessionali, prova di un'intesa in un'ottica di vera fratellanza. 


Il pubblico della Sala della Protomoteca 
Foto @Ambasciata di Romania in Italia 
Se la dimensione spirituale è ben articolata ed ha costituito, nel tempo, un vero nucleo di sviluppo e unità per la comunità, non lo stesso si può dire della partecipazione attiva alla vita della città

In effetti, nonostante i romeni siano integrati a livello economico e sociale manca spesso l’integrazione politica. Questo è il secondo aspetto che ho elaborato durante il mio intervento. 

 Il diritto di voto dei romeni, come cittadini europei, resta in qualche modo sospeso, è un processo che resta condizionato dall’iscrizione alle liste elettorali aggiunte e dai tempi burocratici legati a questo tema, che hanno permesso solo a 130mila iscritti di poter partecipare alle amministrative e a meno di 50mila alle elezioni europee. C’è tanto da fare dal punto di vista della collaborazione con le autorità, ma anche un lavoro di rendere la comunità più consapevole dei propri diritti e occasioni di avere una parola in questo ambito. 

Ho ricordato anche l'esempio della Romania, dove, nel parlamento di Bucarest troviamo rappresentanti delle minoranze etniche presenti sul nostro territorio. Tra queste, anche una comunità storica di italiani che conta qualche migliaio di membri, è rappresentata dal proprio deputato. Mi sono auspicata di avere presto anche un esponente romeno nel Parlamento italiano, che rappresenti gli oltre un milioni di cittadini residenti.

In fine, ho citato le ricerche sociologiche importanti presenti nel libro, frutto della collaborazione con esponenti importanti del mondo accademico, come i professori Dumitru Sandu (Università di Bucarest) e Bogdan Voicu (Academia Romana e Università Lucian Blaga di Sibiu). Le ricerche incrociate, insieme ai focus group, hanno evidenziato il pericolo, nella prospettiva a lungo termine, di un'assimilazione della comunità: l'unico legame con le radici romene per le seconde generazioni rimane la lingua.

Paradossalmente, al loro arrivo in Italia, molti dei romeni immaginavano qui una loro permanenza temporanea.  Poi, negli anni, abbiamo assistito a una stabilizzazione. Una parte dei primi arrivati sono ancora, dopo tanti anni, con il cuore "diviso" tra due case, due patrie

Invece di considerarsi una generazione "di sacrificio", i migranti della prima "ondata" di arrivi, ormai diventati cittadini europei, dovrebbero abbracciare questa doppia valenza e la doppia identità dovrebbe essere vista come fonte di ricchezza. Non è mai troppo tardi di prendere coscienza di questa ricchezza e assumersi, a 360°, il proprio statuto, attraverso l'esercizio di diritti, oltre a quello dei doveri. 

(Roma, febbraio 2023)

L'Ambasciatore della Romania in Italia, S.E. Gabriela Dancău e il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri
Foto @Ambasciata di Romania in Italia 


Tra i presenti, Don Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma e S.E. Anatolie Urecheanu, Ambasciatore della Repubblica di Moldova in Italia
Foto @Ambasciata di Romania in Italia


Insieme a Simina Tulbure, deputata romeno eletta nella circoscrizione Diaspora (Foto @Simina Tulbure)



Insieme a S.E. Gabriela Dancau, a Lavinia Orbulescu, attivista romena in Italia e a due deputati romeni, Lorent Sas e Alin Prunean (Foto @ Lavinia Orbulescu)

Per la seguente galleria foto ringrazio: l’Ambasciata di Romania in Italia, Gabriela Ivan, Cristian Sandu.


Con l’artista Luminita Taranu 


Tra il pubblico Italo romeno!

Con i curatori del volume, Antonio Ricci e Benedetto Coccia 


Studenti romeni in Italia! Qui con Andrei, studente di Scienze Politiche - La Sapieza 


Con Maria Rosaria Chirico, sociologa, ricercatrice e co-autrice del volume 

Con Andreea Stefanescu, ginnasta, campionessa mondiale 









Con Gabriela Ivan, amica e istruttrice karate 

Con l’amica Donatella Pascucci (Ministero dei Beni Culturali)








venerdì 3 febbraio 2023

"In Romania c'è molta più cultura che in Italia" - Cristina Stănescu, giornalista e scrittrice, racconta il suo romanzo "La linea della vita"


Cristina Stanescu
, giornalista e scrittrice di origine romena, ha pubblicato nel 2022 il romanzo "La linea della vita" (SEM Editore). A luglio ho realizzato una bellissima intervista con l'autrice, la prima per la stampa romena, pubblicata dalla testata Rotalianul. 

Tra pochi giorni, il 9 febbraio 2023, dalle 18, Cristina Stanescu incontrerà i lettori durante un evento organizzato dall'Ambasciata di Romania a Roma e avrò il piacere di moderare l'incontro. In vista della serata, pubblico qui la versione italiana dell'intervista uscita su Rotalianul. 

LA STORIA Romania, 1926. Nina, la protagonista di questa saga familiare, è una ragazza bella e dallo spirito combattivo, figlia del prefetto della Bessarabia. Nel giorno del suo sedicesimo compleanno incontra un'indovina che le preannuncia una vita lunga e difficile. La giovane non crede alla profezia, ma la veggente avrà ragione, l'esistenza di Nina e dei suoi fratelli seguirà le sorti di una nazione dilaniata dal violento nazionalismo dell'estrema destra, quindi da Hitler, per poi finire nella morsa dell'occupazione russa. 

Sotto la dittatura comunista cambia tutto e non resterà nulla della grande famiglia in cui la giovane è cresciuta, dei balli alla corte del re Ferdinando Hohenzollern Sigmaringen, dei vivaci festini universitari a Bucarest. L'ombra della profezia non risparmierà nemmeno il suo matrimonio, dettato da un amore travolgente per cui la donna sfiderà le convenzioni sociali e che le regalerà anni di intensa felicità tra le montagne della Transilvania. 

Nina ingaggerà una lotta senza tregua contro il destino, che di volta in volta vestirà la divisa delle truppe ungheresi, degli ufficiali russi o della polizia politica. Con la sola forza dell'amore per i figli, si giocherà il tutto per tutto al tavolo di una vita che le riserverà molte sorprese. Cristina Stanescu racconta la storia di una donna coraggiosa in pagine di grande intensità narrativa, abbinate a una dettagliata ricostruzione storica. Un romanzo di passioni sullo sfondo di un secolo di profondi e laceranti cambiamenti.

"Cristina Stanescu ci ricorda che la vita è difficile da iniziare e l'amore non è un atto di volontà."
CORRIERE DELLA SERA
"Cristina Stanescu mescola sapientemente gioie e dolori, passioni e disillusioni."
REPUBBLICA

Miruna Cajvaneanu - Si ricorda esattamente come, in che momento è nata l’idea di scrivere questo libro? E’ maturata nel tempo o è stato un pensiero fulmineo?

Cristina Stanescu: L'idea del libro è maturata nel tempo. Prima volevo solo ricostruire l'albero genealogico della mia famiglia. Poi, parlando con il mio editore della storia che era emersa dai documenti di mia nonna è venuta fuori l'idea di un libro. Ci ho messo un po' a decidere. Non mi sentivo all'inizio in grado di affrontare un lavoro così complesso su una materia così impegnativa.

 Lei ha raccontato che ha trovato la scatola con delle lettere cartoline e oggetti di sua nonna. Ci può dare più dettagli, che tipo di materiale era?

Cristina Stanescu: La scatola raccoglieva tutti i ricordi di mia nonna, un mondo intero vasto e per me molto commovente. Si andava dal libretto universitario di mio padre a Brasov, al documento con cui Re Carol conferiva a mio nonno il titolo di "Cavaliere" del regno fino al suo ritratto a matita durante la missione a Yalta, nell'avanzata verso la Russia. C'era il giornale del 44 in cui si raccontava nel dettaglio la missione di mio nonno alla conquista dell'Ungheria, c'era il permesso di viaggio verso l'italia, il documento di rifugiato politico di mio padre, le lettere di mia nonna alle amiche e ai parenti lasciati in Romania. Le cartoline, gli album fotografici del matrimonio, di lei da bambina, dei miei bisnonni. La croce di Minhai Viteazul che mio nonno ha ricevuto post mortem, la massima onorificenza rumena. C'erano le mie letterine a Babbo Natale, i programmi dei miei saggi di danza. C'era tutta la sua vita insomma.

Tra tutte i documenti nella scatola, quale le è più caro?

Cristina Stanescu: Forse il documento più caro è una foto che ritrae mia nonna con mio nonno e mio zio, il fratello maggiore di mio padre, ancora piccolo. Erano giovani belli e sorridenti. Sembravano molto felici. E poi la foto del funerale di mio nonno in cui mio padre aveva solo 6 anni, i capelli biondi e cortissimi e i grandi occhi azzurri spalancati, come di vetro. Sembrava un pulcino spaventato.

Cosa sapeva prima della sua nonna, del passato del suo paese? L’ha conosciuta? Quanto assomiglia al personaggio principale, Nina?

Cristina Stanescu: Mia nonna Sylvia è morta che avevo 22 anni. La conoscevo benissimo. Da lei andavo da bambina quando la notte non riuscivo a dormire ed era l'unica ad abbracciarmi e consolarmi. Da lei quando, da ragazzina, avevo le prime sofferenze d'amore. Era durissima e al tempo stesso dolcissima. L'ho vista piangere tante volte ma anche far piangere. 

Era una donna sopra le righe, esagerata in tutto. Non aveva paura di niente. E Tutti avevano paura di lei. Eppure mio padre mi diceva che a me voleva più bene di tutti perché sono una persona di cuore. Credo che lei amasse le persone di cuore. 

Mia nonna assomiglia molto a Nina. Entrambe condividevano quel senso fatalista della vita dove la fortuna decide tutto, ma questo non esonera dal dovere di combattere ogni giorno. E poi anche l'ironia e il sorriso davanti a una piccola cosa pur nel mezzo della tragedia.

Come ha continuato a documentarsi? Che fonti ha usato? Quanto è durato il lavoro di documentazione?

Cristina Stanescu: Per documentarmi, oltre a scavare nella storia familiare e della società attraverso i documenti e le lettere che ho fatto tradurre, ho letto numerose opere romene ambientate tra il 1920 e il 1950. Ho studiato la storia del paese e sono stata affiancata da un professore di Storia di Bucarest, il professor Adrian Niculescu che già era stato il mio docente a Milano, all'università Cattolica. Ho lavorato vari mesi prima di scrivere le prime pagine e man mano che procedevo con la storia mi fermavo a ogni decennio per aggiornare tutto.

Come ha conosciuto poi la Romania?

Cristina Stanescu: Ho recuperato la parte romena della famiglia quando mio padre è tornato nel suo paese d'origine. Ho conosciuto cugini e parenti. E anche un po' il paese. Prima avevo cercato di recuperare la mia romenità attraverso un corso di lingua in università e praticamente obbligando mio padre a portarmi prima della rivoluzione.

E’ mai stata in Romania? Qual è il suo posto preferito o dove vorrebbe andare?

Cristina Stanescu: Sono stata in Romania varie volte. La prima volta nell'ottobre del 1989. Poi dieci anni fa, quando mio padre si è ammalato. Vorrei visitarla tutta la Romania. Soprattutto le zone più selvagge, le montagne, il delta. Ho scoperto di quell'isola, Ada Kaleh, chissà quanti rumeni ne conoscono l'esistenza? Che storia meravigliosa quella.

Il personaggio e la sua evoluzione, segnata da fatti storici drammatici, ricorda un po’ Rosella O’Hara e “Via col Vento”. Cosa ne pensa, è un paragone che si può fare? In cosa sono diverse Rosella e Nina?

Cristina Stanescu: Rossella e Nina, che bel paragone. Sei la prima a chiedermelo eppure è molto centrato. Via col vento è il mio romanzo preferito e proprio in questi mesi sono riuscita a far restaurare il vecchio libro del 43 di mia mamma. Strana coincidenza. Sono simili ma Nina riesce a non farsi rovinare la vita da un'ideale. Non ci sono Ashley nella sua vita. Solo molta realtà, nel bene e nel male. O forse Nina è stata più fortunata perché il suo Ashley lo ha avuto, seppur combattendo, subito. E non era un Ashley, ma un Rett più virtuoso. Diciamo che Nina si è subito innamorata di Rett e non ha aspettato di vederlo andare via per capire che era lui che voleva. Per il resto anche lei non ha avuto paura di rimboccarsi le maniche e mentire, tradire, fare di tutto per salvare il salvabile.

Qual è stata la parte più difficile dello scrivere il libro? Cosa ha imparato della Romania che non conosceva?

Cristina Stanescu: La parte più difficile è stata descrivere i fatti veri, in alcune situazioni piangevo scrivendo. Ma non posso dire cosa se no anticipo la storia. Questo lavoro mi ha fatto scoprire un mondo meraviglioso e terribile. Tutto quello che ho scoperto è stato importante. E sono felice di averlo messo nero su bianco. Sapevo in linea di massima dei fatti del regime comunista, non conoscevo bene la Romania di prima, quella dei racconti di mia nonna, di quando lei, fanciulla, prendeva in mano un lembo di vestito di seta e ballava il valzer. 

Che parole sa in romeno? Qualche proverbio, filastrocca?

Cristina Stanescu: Capisco in linea di massima il romeno perché nei primi anni di vita mia nonna viveva con noi e lei e mio padre parlavano in rumeno.  L'ho tirato fuori quando mio padre si è ammalato in Romania e io dovevo parlare con la gente, i medici. Da un cassetto remoto nella mia testa la lingua era là, e poco a poco la tiravo fuori. Parlo molto male ma mi faccio capire. E Poi si, le canzoncine di Natale, qualche proverbio: capu face, capu trage diceva sempre mia nonna!

Lei ha il cognome romeno, Stanescu. Ha mai avuto difficoltà o ostacoli quando ha detto che il cognome è romeno, nella vita professionale o personale? C’è stato un periodo, circa 15 anni fa, quando i romeni erano al centro di una tempesta mediatica, alimentata da alcuni giornali e alcuni politici. Che ne pensava in quel momento, quando leggeva titoli di cronaca nera con protagonisti cittadini romeni, sottoposti a un processo mediatico ancora prima di arrivare in tribunale?

Cristina Stanescu: Il mio cognome da ragazzina era motivo di curiosità. Poi quando è arrivata l'ondata di reati da parte di persone di origine romena o da parte di rom per fortuna ero già una firma del giornalismo e non ho avuto alcun problema. Anzi, ho scoperto di recente con piacere di essere stata anche motivo di vanto per molti romeni che si sono sentiti additati a causa dei fatti di cronaca. Oggi ci rido, faccio dell'autoironia per prendere in giro i tanti odiosi clichès. 

Dico: attenti a presentarmi vostro marito, eh le ragazze dell'Est son facili!! Ma poi spiego che a Brasov in conservatorio alla sera i bambini di 5 anni sono in braccio alle mamme ad ascoltare musica classica,  a Milano sono davanti alla play station. Spiego che in Romania c'è molta più cultura che in Italia.

In realtà sono sempre stata orgogliosa del mio strano cognome. Oggi ancora di più. Sono l'ultima della famiglia che lo porterà e tra il lavoro di giornalista e questo libro mi pare di aver fatto il mio dovere nel rendergli onore e soprattutto nel tramandare qualcosa di prezioso che gli italiani non conoscono.

Pensa che quel periodo di “romenofobia” sia superato?

Cristina Stanescu: Con la guerra in Ucraina e il grande cuore mostrato dai romeni nell'accogliere i profughi spero sia finita per sempre la stigmatizzazione dei romeni.

Come è stato accolto il libro? Quale è stata la più grande soddisfazione legata al libro?

Cristina Stanescu: Il libro è stato al momento accolto con grande interesse. Spero anche che un editore romeno voglia tradurlo e pubblicarlo. Sarebbe per me un grande orgoglio presentarlo in Romania e portare i miei 2 figli a conoscere il paese del nonno. L'ho dedicato a loro perché volevo che conoscessero la loro storia e la loro romenità, che è una ricchezza enorme.

La mia più grande soddisfazione è stata sentire una parente 90 enne che oggi vive a Londra e che senza dirmi niente l'ha letto e mi ha chiamato dicendomi che i miei genitori sarebbero stati orgogliosi di me. Così ho festeggiato comprando una lapide nuova a mia nonna. La foto la ritrae a 16 anni, quando era una bellissima ragazzina che un giorno incontrò una zingara che le predisse una vita incredibile...eppure.



“The Albanian Code” - Cu un film se face primăvară (și se combat stereotipuri)


(Roma, 2 Februarie 2023)  În timpul celui de-al doilea război mondial, mii de refugiați evrei au fost primiți în Albania și adăpostiți în casele lor de familii simple de albanezi, marea lor majoritate musulmani. 

Un episod mai puțin cunoscut din istoria recentă, povestit pe larg într-un documentar prezentat azi la Centrul de studii americane din Roma. 

“The Albanian Code” a fost realizat de regizorul israelian Gady Castel (foto1) , prezent la eveniment. E povestea Annei, care avea 6 ani cad a fugit din calea naziștilor, împreună cu familia, și a trăit mai bine de un an intr-un sat albanez. După o viață petrecută în Israel, se reîntoarce pentru prima oară în Albania pentru a mulțumi salvatorilor și urmașilor lor. 

Așa descoperim că și mulți soldați italieni, care se aflau în Albania după ce Italia a depus armele, au scăpat, la rândul lor, de persecuțiile naziștilor, foști aliați, care îi considerau dezertori, adăpostiți de familii albaneze. 

O seară foarte interesantă de diplomație culturală. Filmul, in ultimul an, a fost prezentat în turneu în Italia, inclusiv în școli. 

Astfel de evenimente constituie o modalitate extraordinară de a “combate” prin artă și istorie, stereotipurile care, in ultimii 20 de ani, au afectat - si afectează încă- comunitatea de migranți albanezi în Italia, una din cele mai numeroase, de altfel. 

O plăcere  să vizitez Palatul Mattei, drag mie pentru că aici (la Biblioteca de istorie modernă) mi-am documentat parte din lucrarea de diplomă.






Ambasadoarea Albaniei la Roma, Anila Bitri Lani


Curtea interioară a Palatului Mattei, cu intrare pe Via Caetani


Centrul de studii americane, aflat la etajul 1 al Palatului, găzduiește o sală de conferințe și o bibliotecă 

mercoledì 1 febbraio 2023

VIDEO INTEGRAL "Cultura, încotro?" emisiune RoZoom Press cu invitați de excepție: Matei Visniec, Radu Vancu, Enrique Nogueras și Murivale


Pe 14 ianuarie RoZoom Press a găzduit o emisiune specială dedicată Culturii, cu invitați de prestigiu:

Enrique Javier Nogueras Valdivieso, scriitor, critic literar și traducător
✔️ Vasile Mureșan-Murivale, pictor, artist-globetrotter
✔️ Radu Vancu, poet, prozator, eseist și traducător
✔️ Matei Visniec, dramaturg și poet.

Înregistrarea emisunii poate fi urmărită INTEGRAL MAI JOS, pe YOUTUBE.
🟢 Moderator: Gelu Vlașin. Echipa RoZoom Press: Miruna Cajvaneanu (Italia), Ciprian Apetrei (Franța), Alina Harja (Anglia).
✅ Enrique Nogueras
Scriitor, critic literar, profesor la Universitatea din Granada, specializat în latină medievală și în romanistică, de asemenea, traducător din portugheză, franceză veche și română, Enrique este autorul unui număr însemnat de studii academice. În anul 2021 a primit Medalia Aniversară "Centenarul Marii Uniri" pentru servicii aduse culturii române.
✅ Murivale
Pictor, artist-globetrotter. A expus în diverse galerii și muzee din țară și străinătate, printre care Muzeul Național de Artă Contemporană, Muzeul Național Cotroceni, Galeria L’Entrepot (Monaco) și Galeria Nicodim. În mai mult de 40 de ani de activitate, Vasile Mureșan Murivale a creat mii de lucrări, în diverse tehnici, cu diverse materiale. Militant și apărător al drepturilor omului.
✅ Radu Vancu
Poet, prozator, eseist și traducător. Conferențiar la Universitatea „Lucian Blaga” din Sibiu. Președinte al PEN România. A publicat douăzeci de cărți, în toate genurile literare, pentru care a obținut câteva dintre cele mai importante premii naționale. A tradus din Ezra Pound, William Butler Yeats și John Berryman.
✅ Matei Vișniec
Dramaturg și poet. Numele său s-a aflat pe afişe în peste 40 de ţări. Este autorul a şase volume de poezie, al unui număr impresionant de piese de teatru scrise în română, dar şi în franceză, a cinci romane şi al unui volum de nuvele. În Franţa piesele sale sunt publicate de mai multe edituri (Actes-Sud Papiers, Lansman, L’Harmattan, Espace d’un Instant, Non-Lieu, L’oeil du Prince). La Suceava există din 2016 o instituţie numită Teatrul municipal „Matei Vişniec“, precum şi un Festival internaţional de teatru în organizarea căruia autorul bucovinean este implicat.