venerdì 18 marzo 2022

Huntington aveva ragione? Possibili scenari post guerra in Ucraina


 C’è la probabilità che l’Ucraina si divida in due in seguito all’attuale guerra?

Un’ipotesi della spaccatura ampia (non quella già esistente con le c.d. Repubbliche separatiste) partendo dalla cesura culturale e religiosa e le differenze tra quello che sarebbe la parte “occidentale uniata” (i greco cattolici rappresentano circa 9,5% della popolazione)  è quella “orientale ortodossa” anche come conseguenza di una guerra Russo Ucraina, è stata esaminata da Samuel Huntington nel 1996 (!) nel suo famoso “The Clash of Civilizations and the Remaking of World Order”.

Eppure l’Ucraina, malgrado l’aggressione subita,  la pressione e le narrazioni russe e anche episodi violenti (da accertare) che le sono state attribuite nelle zone come Donbass, ma soprattutto malgrado l’esistenza di una forte minoranza di lingua russa, pare che resista nella sua unità.

Lo scisma religioso (2019) può aver avuto il suo peso, come sottolineano alcuni osservatori (nota 2) perché “30 milioni di fedeli ortodossi ucraini non si riconoscono più nel patriarcato di Mosca”. 

Rottura dal punto di vista religioso, visione diversa della società, evoluzione delle istituzioni, forse anche un contatto ravvicinato connl’Europa attraverso il fenomeno migratorio, gli ucraini sembrano più compatti di quello che gli analisti immaginavano, e diversi dai russi. 

Cosa cambierà nella regione alla fine della guerra? 

In attesa di aggiungere altri elementi ai vari scenari, ecco il frammento di Huntington che sembra, 25 anni dopo, stranamente visionario. Ma fino a un certo punto.

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“ I modelli sviluppano anche previsioni, e un test basilare per verificare la validità e l'utilità di un modello rispetto a un altro è la maggiore precisione delle previsioni che consente di fare.

Un modello statalista, ad esempio, induce John Mearsheimer a  prevedere che:

“tra Ucraina e Russia la situazione è ormai matura perché tra i due paesi esploda un'accesa rivalità in materia di sicurezza. 

Le grandi potenze divise da una linea di confine molto estesa e non protetta, come quella che separa Russia e Ucraina, entrano spesso in contrasto spinte dalla paura per la propria sicurezza. 

Russia e Ucraina potrebbero superare taledinamica e imparare a convivere in armonia, ma una soluzione di questo tipo sarebbe alquanto inusuale».

Un approccio basato sulla civiltà, invece, tende a sottolineare gli stretti legami storici, culturali e personali che uniscono Russia e Ucraina e il forte grado di assimilazione reciproca esistente tra le popolazioni di entrambi i paesi, e a rimarcare invece la profonda cesura culturale che divide l'Ucraina orientale ortodossa e l'Ucraina occidentale uniate, un antico e basilare dato storico che Wearsheimer, fedele alla concezione «realista» degli stati in quanto entità coese e omogenee, ignora completamente. 

Laddove l'approccio statalista evidenzia la possibilità di una guerra russo-Ucraina, il modello fondato sulle civiltà la ritiene molto poco probabile e sottolinea invece la possibilità che l'Ucraina si spacchi in due, una divisione che la presenza di fattori culturali farebbe immaginare più violenta di quella cecoslovacca ma molto meno sanguinosa di quella jugoslava. 

Da tali previsioni divergenti scaturiscono a loro volta priorità politiche diverse.

La previsione statalista di Mearsheimer di una possibile guerra e della conquista dell'Ucraina da parte russa lo induce a propugnare il mantenimento di armi nucleari in Ucraina. Un approccio fondato sulle civiltà, viceversa, incoraggerebbe la cooperazione tra Russia e Ucraina, esorterebbe l'Ucraina a disfarsi del proprio arsenale nucleare, promuoverebbe forme consistenti di assistenza economica e altre misure volte al mantenimento dell'unità e dell'indipendenza ucraina e sponsorizzerebbe iniziative speciali per far fronte a una possibile spaccatura dell'Ucraina.”

(1- John Mearsheimer, «The Case for a Nuclear Deterrent», in -Foreign Affairs», n. 72, Estate 1993, p. 54) 

2- intervista Adnkronos con Alessandro Monteduro, direttore per l'Italia della Fondazione di diritto pontificio "Aiuto alla Chiesa che Soffre" 

Fonte cartina: http://www.omeganews.info/?p=2494